FAQ

Ho deciso di raccogliere in questa pagina alcune tra le domande più frequenti che mi rivolgono i pazienti, con le relative risposte.

Questi dubbi potrebbero riguardare anche te e chissà che le risposte non ti aiutino a decidere di contattarmi.

Certamente sì!

Il disagio psicologico non necessariamente sfocia in una precisa diagnosi. Ma, se è presente una sofferenza e si avverte il bisogno di cambiare qualcosa, vale la pena di rivolgersi a un professionista assieme al quale valutare gli interventi più opportuni.

Questa è la domanda più difficile cui rispondere!

Da una seduta, o poche, a 3-4-5 anni di cura.

La durata dipende da tanti fattori; il tipo di problema, anzitutto, da cui dipende anche l’intensità degli incontri, la tipologia e le risorse terapeutiche da attivare; le metodologie terapeutiche messe in atto; la motivazione a prendersi cura del proprio futuro e l’aderenza del paziente al trattamento. 

Purtroppo, esistono variabili anche difficili da prevedere e, onestamente, non tutte le “ciambelle riescono col buco”. Personalmente, uso tecniche all’avanguardia e cerco di rendere ogni percorso il più breve possibile.

Certo!

Assieme al suo psicoterapeuta o psichiatra potrà valutare le opzioni realisticamente disponibili, e scegliere. Per questo è importante rivolgersi a professionisti che abbiano vaste competenze ed esperienza diagnostica e terapeutica e contatti di rete con superspecialisti cui eventualmente indirizzarla. Non esiti a chiedere una consulenza di orientamento!

In questi casi non consiglio di cominciare percorsi psicoterapeutici.

Fare una psicoterapia è come prendere un antibiotico: serve una certa frequenza, la corretta dose e una durata adeguata. Se, per qualsiasi motivo, si “saltano” le somministrazioni… semplicemente non funziona.

Se non riesce a essere costante nelle sedute e il suo disturbo non è così invalidante, potrà valutare con lo specialista l’eventualità di altre opzioni disponibili.

Comprendo la sua preoccupazione.

La paura di essere giudicati o “stigmatizzati” può essere un ostacolo quando si intende iniziare un percorso di cura. Tuttavia voglio rassicurarla: tantissime persone si prendono cura del proprio benessere attraverso una psicoterapia

Anche medici, psicologi e psichiatri. Persone dello spettacolo e principi reali hanno pubblicamente dichiarato attraverso Instagram o Facebook di andare in psicoterapia! Prendersi cura di sé non genera emarginazione.

Rifletta invece su cosa significa non curarsi: questo sì che ci può consegnare a una vita difficile, sopraffatti dai sintomi, impotenti ed emarginati.

Le consiglio di parlarne esplicitamente con il suo psicoterapeuta che, eventualmente, potrà anche rassicurare, su questo punto, le persone che le sono più vicine.

Comprendo perfettamente il suo punto di vista: la vita è complessa e costosa di suo.

È difficile dare una risposta precisa. La gran parte delle psicoterapie consistono in una sessione a settimana oppure ogni due settimane. E qualche volta il problema si risolve in poche sessioni. Nelle terapie più lunghe, dopo una buona stabilizzazione del disturbo, talvolta si può passare a periodicità più lunghe.

Bisogna però essere chiari: i casi complessi richiedono un programma individualizzato.

Talvolta, eccezionalmente, due sedute a settimana, o anche alcuni incontri per la somministrazione o l’apprendimento di tecniche per contenere la disregolazione emotiva, oppure training di gruppo per l’apprendimento di abilità sociali. 

Nel caso di alcune dipendenze, il paziente può essere invitato a fare interventi accessori, consulti nutrizionali, farmacoterapie, etc. Questa complessità è giustificata dalla elevata problematicità e dalla necessità di ridurre i sintomi nel tempo più breve possibile.